Il movimento Se Non Ora
Quando? pone tra i punti fondamentali della sua azione politica nazionale la
maternità libera, il rispetto cioè delle scelte della donna sia quando affronta
l’esperienza della maternità, scelta libera nella sua autodeterminazione,
possibile nella sua sostenibilità e responsabile nel suo valore etico, sia
quando è dolorosamente costretta all’interruzione della gravidanza.
In ambedue i casi è la
certezza dei diritti che rende attiva la cittadinanza, rompe la solitudine e
l’isolamento della donna, e la pone al centro di una responsabilità civile,
condivisa e solidale.
Il diritto all’aborto
votato dal referendum del ‘78, e sancito dalla legge 194, oggi viene
sostanzialmente negato dalla iniqua ripartizione di medici obiettori/non
obiettori, da servizi insufficienti e inadeguati, dalla mancanza delle
informazioni necessarie all’accesso, senza i quali il diritto alla maternità
desiderata viene compromesso e la possibilità dell’autodeterminazione della
donna non si concretizza.
I diritti alla contraccezione ordinaria, alla contraccezione di
emergenza (la pillola dei 5 giorni dopo), all’aborto con la pillola
Rsu486, all’aborto terapeutico, in Italia non vengono garantiti come
nel resto d’Europa, anche a causa dell’obiezione di coscienza (clausola
9 inserita nella 194) sempre più estesa in un contesto di
disinvestimento nel servizio sanitario pubblico, sia nelle strutture
che nelle risorse umane.
Eppure l’adempimento al dettato della L. 194 è un obbligo la cui violazione è sanzionabile sotto il profilo civile e penale; non è in gioco il solo diritto all’interruzione di gravidanza, ma il diritto fondamentale alla salute della persona.
Seppure rispettiamo il principio del diritto all’obiezione di coscienza, oggi assistiamo ad un aumento degli obiettori non più compatibile con l’applicazione della L.194. ( La relazione ministeriale 2010 sull’applicazione della legge riporta percentuali di obiezione fino al 90% )
Inoltre riteniamo che all’aumento del numero degli obiettori corrisponda un ritorno dell’aborto nel privato. Chiediamo :
1) di potenziare i consultori territoriali per favorire azioni di prevenzione e di cura
2) di garantire l’applicazione della legge 194 attraverso:
- la certezza dell’accesso alla prestazione
- l’efficienza delle prestazioni erogate
- le azioni a sostegno della salute psicologica della donna
- la diffusione delle informazioni per l’orientamento ai servizi
3) di creare un Albo regionale dei medici e degli infermieri obiettori con obbligo di pubblicità nelle strutture pubbliche, accreditate e private
4) l’obbligo per legge della presenza di un servizio pubblico specifico
5) di organizzare concorsi riservati a medici non obiettori (proposta di legge del giurista De Filippis ** )
6) campagne informative e progetti educativi di educazione sessuale.
SNOQ Napoli propone che agli obiettori di coscienza, così come in campo militare, venga richiesto un impegno civile nel campo della prevenzione rivolto alla sensibilizzazione e alla formazione delle Donne e degli Uomini ad una vita sentimentale - sessuale e genitoriale consapevole e responsabile
Contemporaneamente che sia assicurato il diritto alla maternità desiderata per TUTTE le donne a carico della fiscalità generale.
Comitato Se Non Ora Quando Napoli
Il buon medico non obietta
Eppure l’adempimento al dettato della L. 194 è un obbligo la cui violazione è sanzionabile sotto il profilo civile e penale; non è in gioco il solo diritto all’interruzione di gravidanza, ma il diritto fondamentale alla salute della persona.
Seppure rispettiamo il principio del diritto all’obiezione di coscienza, oggi assistiamo ad un aumento degli obiettori non più compatibile con l’applicazione della L.194. ( La relazione ministeriale 2010 sull’applicazione della legge riporta percentuali di obiezione fino al 90% )
Inoltre riteniamo che all’aumento del numero degli obiettori corrisponda un ritorno dell’aborto nel privato. Chiediamo :
1) di potenziare i consultori territoriali per favorire azioni di prevenzione e di cura
2) di garantire l’applicazione della legge 194 attraverso:
- la certezza dell’accesso alla prestazione
- l’efficienza delle prestazioni erogate
- le azioni a sostegno della salute psicologica della donna
- la diffusione delle informazioni per l’orientamento ai servizi
3) di creare un Albo regionale dei medici e degli infermieri obiettori con obbligo di pubblicità nelle strutture pubbliche, accreditate e private
4) l’obbligo per legge della presenza di un servizio pubblico specifico
5) di organizzare concorsi riservati a medici non obiettori (proposta di legge del giurista De Filippis ** )
6) campagne informative e progetti educativi di educazione sessuale.
SNOQ Napoli propone che agli obiettori di coscienza, così come in campo militare, venga richiesto un impegno civile nel campo della prevenzione rivolto alla sensibilizzazione e alla formazione delle Donne e degli Uomini ad una vita sentimentale - sessuale e genitoriale consapevole e responsabile
Contemporaneamente che sia assicurato il diritto alla maternità desiderata per TUTTE le donne a carico della fiscalità generale.
Comitato Se Non Ora Quando Napoli
Il buon medico non obietta
* Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su
dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati
Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per
cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i
ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e
per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento.
Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa
della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale,
specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei
sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici
disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al
Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la
percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per
cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in
Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i
1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse
forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del
40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere
all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica
privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al
mercato nero delle pillole abortive.
** «L’obiezione di coscienza» ha spiegato De Filippis
«è un valore laico e costituzionale, non solo religioso. Per questo
vanno stabilite regole che non la banalizzino e allo stesso tempo
obbligano a che il servizio sia garantito». Tra le proposte inviate alle
Regioni anche quella di consentire alle strutture ospedaliere che
forniscono il servizio di Ivg «di avvalersi di medici gettonati per
sopperire alle carenze di medici non obiettori laddove non si riesca a
garantire un equilibrato bilanciamento fra i medici strutturati
obiettori e non obiettori».
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