lunedì 11 giugno 2012

L’OBIEZIONE ALL’ABORTO È L’OBIEZIONE ALL’AUTODETERMINAZIONE DELLE DONNE


Il movimento Se Non Ora Quando? pone tra i punti fondamentali della sua azione politica nazionale la maternità libera, il rispetto cioè delle scelte della donna sia quando affronta l’esperienza della maternità, scelta libera nella sua autodeterminazione, possibile nella sua sostenibilità e responsabile nel suo valore etico, sia quando è dolorosamente costretta all’interruzione della gravidanza.

In ambedue i casi è la certezza dei diritti che rende attiva la cittadinanza, rompe la solitudine e l’isolamento della donna, e la pone al centro di una responsabilità civile, condivisa e solidale.

Il diritto all’aborto votato dal referendum del ‘78, e sancito dalla legge 194, oggi viene sostanzialmente negato dalla iniqua ripartizione di medici obiettori/non obiettori, da servizi insufficienti e inadeguati, dalla mancanza delle informazioni necessarie all’accesso, senza i quali il diritto alla maternità desiderata viene compromesso e la possibilità dell’autodeterminazione della donna non si concretizza.

I diritti alla contraccezione ordinaria, alla contraccezione di emergenza (la pillola dei 5 giorni dopo), all’aborto con la pillola Rsu486, all’aborto terapeutico, in Italia non vengono garantiti come nel resto d’Europa, anche a causa dell’obiezione di coscienza (clausola 9 inserita nella 194) sempre più estesa in un contesto di disinvestimento nel servizio sanitario pubblico, sia nelle strutture che nelle risorse umane.
Eppure l’adempimento al dettato della L. 194 è un obbligo la cui violazione è sanzionabile sotto il profilo civile e penale; non è in gioco il solo diritto all’interruzione di gravidanza, ma il diritto fondamentale alla salute della persona.
Seppure rispettiamo il principio del diritto all’obiezione di coscienza, oggi assistiamo ad un aumento degli obiettori non più compatibile con l’applicazione della L.194. ( La relazione ministeriale 2010 sull’applicazione della legge riporta percentuali di obiezione fino al 90% )

Inoltre riteniamo che all’aumento del numero degli obiettori corrisponda un ritorno dell’aborto nel privato. Chiediamo :


1)
di potenziare i consultori territoriali per favorire azioni di prevenzione e di cura

2) di garantire l’applicazione della legge 194 attraverso:
- la certezza dell’accesso alla prestazione
- l’efficienza delle prestazioni erogate
- le azioni a sostegno della salute psicologica della donna
- la diffusione delle informazioni per l’orientamento ai servizi


3)
di creare un Albo regionale dei medici e degli infermieri obiettori con obbligo di pubblicità nelle strutture pubbliche, accreditate e private

4)
l’obbligo per legge della presenza di un servizio pubblico specifico

5)
di organizzare concorsi riservati a medici non obiettori (proposta di legge del giurista De Filippis ** )

6)
campagne informative e progetti educativi di educazione sessuale. 

SNOQ Napoli propone che agli obiettori di coscienza, così come in campo militare, venga richiesto un impegno civile nel campo della prevenzione rivolto alla sensibilizzazione e alla formazione delle Donne e degli Uomini ad una vita sentimentale - sessuale  e genitoriale consapevole e responsabile 

Contemporaneamente che sia assicurato il diritto alla maternità desiderata per TUTTE le donne a carico della fiscalità generale. 
 

Comitato Se Non Ora Quando Napoli

Il buon medico non obietta  


* Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.

** «L’obiezione di coscienza» ha spiegato De Filippis «è un valore laico e costituzionale, non solo religioso. Per questo vanno stabilite regole che non la banalizzino e allo stesso tempo obbligano a che il servizio sia garantito». Tra le proposte inviate alle Regioni anche quella di consentire alle strutture ospedaliere che forniscono il servizio di Ivg «di avvalersi di medici gettonati per sopperire alle carenze di medici non obiettori laddove non si riesca a garantire un equilibrato bilanciamento fra i medici strutturati obiettori e non obiettori».

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