venerdì 20 aprile 2012

Le italiane e la politica: un rapporto difficile. Parla Francesca Zajczyk

Le italiane e la politica: un rapporto difficile. Parla Francesca Zajczyk

Le amministrative del 2011 hanno aumentato la presenza femminile nelle stanze del potere, ma nel complesso il rapporto fra le italiane e la politica rimane ancora difficile.  A questo tema, Assunta Sarlo, giornalista e collaboratrice di Elle, impegnata da sempre nelle lotte sostenute dalle donne, e Francesca Zajczyk, docente di Sociologia urbana e delegata del Sindaco alle Pari Opportunità a Milano, hanno dedicato un saggio. Il titolo è significativo: “Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia” (Laterza, € 12). È un’agile ricostruzione di quanto è successo in Italia dal secondo dopoguerra a oggi. Elle.it ha intervistato una delle autrici, Francesca Zajczyk.
-In Italia siamo arrivate al voto delle donne più tardi di altri Paesi. Lei e Sarlo lo definite una sorta di "non evento", una "cittadinanza incompiuta": cosa intendete?
All'origine del voto alle italiane, che viene concesso per volere dei due grandi partiti di allora Dc e Pci e come “risarcimento” per l'apporto femminile alla Resistenza, c'è un'omissione. Nel 1945 le donne ottengono il diritto di eleggere, ma non quello di essere elette, “errore” che verrà riparato un anno dopo. La loro condizione giuridica – per quanto riguarda le altre sfere della vita, a cominciare da quella familiare – resta ancora “minore” rispetto a quella maschile. Sulle prime parlamentari pesa l'equivoco che rappresentino solo le donne. Le italiane, segnate esse stesse da una cultura che le àncora profondamente ai ruoli domestici, entrano a fatica nella sfera pubblica e questo ingresso è accompagnato da molte resistenze maschili. Che tuttora non cessano e fanno da sbarramento.
-Cosa ha rappresentato il '68 nel complesso rapporto con la politica per le donne italiane?
È insieme il momento in cui la rappresentanza femminile in Parlamento ha toccato il suo minimo storico, ma anche il tempo in cui comincia a modificarsi l'atteggiamento elettorale delle italiane: prima più conservatrici degli uomini, per il peso della cultura cattolica, in quegli anni si spostano più velocemente verso sinistra riducendo il gap. La generazione di donne che si è socializzata nel '68 ed è nata alla politica con i movimenti degli anni '70 e con il femminismo resta ancora oggi prevalentemente progressista.
-Gli anni '70 sono sinonimo di femminismo, rivendicazioni... Come cambia lo scenario e il comportamento delle donne negli anni '80 e '90?
Si affaccia, sul finire degli anni '70, il fenomeno che tuttora rappresenta il grande problema delle democrazie occidentali: l'astensionismo. Le donne italiane si allontanano dal voto più precocemente degli uomini: una caratteristica che tuttora definisce il loro comportamento elettorale e che è tema di assoluta attualità rispetto alle prossime scadenze di voto. Gli anni '90 sono indubbiamente segnati dall'ascesa di Silvio Berlusconi: al rapporto specifico con le donne e alle motivazioni del forte sostegno che, soprattutto dalle casalinghe e dalle donne più anziane e teledipendenti, ha ricevuto è dedicato un capitolo del libro.
-Veniamo all'oggi: voi parlate di "involontaria ritirata", di spreco di talenti e desideri femminili. Chiusa l'era delle veline e dei sexygate, come possono le italiane ritornare nell'arena politica e professionale in questo Paese in profonda crisi, che continua a escluderle? Può tornare a battere il cuore delle donne?
Nel panorama di generale resistenza al cambiamento e nel convulso passaggio politico che viviamo, emerge qualche elemento che ci fa, con cautela, propendere per una rinnovata disponibilità delle italiane a mettersi in gioco in politica. Un nuovo modello partecipativo si è fatto avanti a partire dalle elezioni amministrative dello scorso anno che hanno dato vita in 5 grandi città a giunte paritarie: il livello locale sembra essere più attraente per le donne. I cambiamenti femminili poi sono più veloci: vale per l'istruzione, ma anche per la partecipazione alla politica in tutte le sue istanze. I nostri dati dicono che le donne più giovani, contrariamente ai coetanei, sono meno estranee alla politica, oltre a mostrare un orientamento più progressista. Molto dipenderà dalla spinta femminile e dalla capacità degli attori politici di emendare il monopolio maschile e sposare un orizzonte di pari opportunità. La riforma della legge elettorale sarà un primo, importante banco di prova.

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